L’egemonia della mediocrità: anatomia di un potere silenzioso


Introduzione

Le grandi crisi della civiltà occidentale non esplodono sempre in rivoluzioni o colpi di Stato. Talvolta si consumano nel silenzio delle abitudini, nella lenta dissoluzione del pensiero critico, nella resa quotidiana all’ovvio.
È in questo scenario che si afferma quella che Alain Deneault ha definito mediocrazia: non semplicemente l’assenza di eccellenza, ma un sistema organico in cui la mediocrità diviene criterio di selezione, linguaggio dominante e strumento di potere.

La tesi che qui si intende sostenere è che la mediocrazia non rappresenti un accidente morale o estetico della modernità, bensì l’esito strutturale di un modello economico, politico e comunicativo che ha sostituito il merito con la funzionalità, la verità con la convenienza e la competenza con la conformità.

1. Origine e natura del potere mediocre

La mediocrazia nasce nel cuore della democrazia rappresentativa avanzata. Laddove la selezione delle élite avrebbe dovuto garantire l’eccellenza nella gestione della cosa pubblica, si è progressivamente affermata una logica opposta: quella della compatibilità e dell’adattamento.

L’intellettuale critico è stato sostituito dal manager dell’opinione, il politico carismatico dal funzionario della comunicazione. In questa transizione si perde il conflitto fecondo delle idee, e con esso la tensione morale verso il miglioramento.

«La mediocrità, divenuta sistema, si maschera da equilibrio, da prudenza, da senso del reale. È l’arte di non disturbare nessuno.»
— Alain Deneault, La mediocrazia, 2015

Il potere mediocre non si impone con la forza, ma con la saturazione: occupa gli spazi della visibilità, determina il linguaggio e delimita il pensabile.

2. Meccanismi sociali della mediocrazia

La mediocrità non è un vizio individuale, ma un dispositivo collettivo di adattamento. Essa si nutre di tre principali vettori:

Vettore Descrizione Effetto
Burocrazia cognitiva La moltiplicazione di procedure, protocolli e valutazioni standardizzate Riduzione del pensiero critico a conformità formale
Mercificazione dell’informazione L’omologazione dei media e delle piattaforme digitali Eclissi del dissenso e narcisismo algoritmico
Neutralizzazione del conflitto La retorica della moderazione permanente Svuotamento del dibattito etico e politico

Il risultato è una società anestetizzata, in cui la distinzione tra verità e falsità diviene irrilevante, e la legittimità si misura unicamente sulla base dell’approvazione.

3. Dalla democrazia alla tecnocrazia del consenso

La mediocrazia rappresenta la degenerazione tecnica della democrazia.
Nell’epoca dei sondaggi permanenti e della comunicazione istantanea, il consenso non è più strumento di legittimazione ma scopo ultimo dell’azione politica.
Chi governa non decide: interpreta il desiderio momentaneo delle masse, spesso manipolato dagli algoritmi di predizione comportamentale.

In questo quadro, la politica cessa di essere un campo di visione e diviene amministrazione del presente.
La competenza, se non allineata, è vista come minaccia; l’eccellenza come forma di arroganza; la verità come ostacolo alla gestione del flusso.

4. Etica della resistenza intellettuale

Ristabilire il primato del pensiero sul consenso non è compito di pochi illuminati, ma responsabilità diffusa.
Ogni cittadino può — e deve — esercitare un atto di disobbedienza cognitiva: leggere testi complessi, opporsi alla semplificazione, privilegiare la profondità alla velocità.

Questo non è un gesto elitario, ma un atto di giustizia verso la propria coscienza.
La lotta alla mediocrità non è un problema estetico, ma politico e spirituale insieme: riguarda la dignità dell’intelligenza.

Conclusione

La mediocrazia non si abbatte, si disinnesca: con l’educazione, la lentezza, la memoria e la verità.
Il compito urgente del nostro tempo non è vincere la mediocrità, ma renderla inoffensiva, privandola del suo consenso.
Solo così potrà riemergere la libertà autentica del pensare.

Bibliografia essenziale

  • Alain Deneault (2015), La mediocrazia, Neri Pozza.
  • Christopher Lasch (1995), La ribellione delle élite, Feltrinelli
  • Byung-Chul Han (2017), La società della trasparenza, Nottetempo
  • Hannah Arendt (1963), La banalità del male, Feltrinelli
  • Pierre Bourdieu (1979), La distinzione, Il Mulino