L’illusione della neutralità tecnologica


Introduzione

Nel discorso pubblico contemporaneo, la tecnologia è spesso presentata come neutrale: uno strumento privo di intenzioni, capace di amplificare le possibilità umane senza determinarne la direzione morale.
Questa narrazione, apparentemente rassicurante, nasconde una delle più profonde illusioni del nostro tempo. Ogni artefatto tecnico, infatti, incorpora visioni del mondo, scelte di valore e rapporti di potere.
Analizzare la neutralità tecnologica significa dunque smascherare la pretesa oggettività delle macchine e interrogarsi sulla responsabilità umana che le guida.

1. La falsa dicotomia tra tecnica e valore

L’idea che la tecnologia sia indipendente dai valori nasce dall’Illuminismo, quando la razionalità scientifica si impose come strumento universale di progresso.
Ma ogni tecnologia è sempre il risultato di un contesto sociale, economico e politico che ne orienta lo sviluppo.
Non esistono algoritmi “puri”: esistono algoritmi scritti da soggetti che appartengono a strutture di potere, che decidono quali dati considerare e quali escludere.

«La tecnica non è mai neutrale: essa traduce un progetto di mondo.»
— Jacques Ellul, La tecnica o il rischio del secolo, 1954

Questa verità, spesso ignorata, diventa evidente quando si analizzano le conseguenze dei sistemi digitali su privacy, lavoro e democrazia.

2. L’algoritmo come dispositivo politico

Gli algoritmi non si limitano a descrivere la realtà: la modellano.
Quando un sistema di raccomandazione decide cosa mostrare a un utente, esercita una forma di potere epistemico; quando un software di selezione del personale filtra i candidati, pratica un atto politico di esclusione.

Il potere algoritmico si distingue dal potere tradizionale per la sua invisibilità: non impone, ma orienta; non costringe, ma suggerisce.
La sua forza risiede nella naturalizzazione del calcolo: l’idea che ciò che è computato sia automaticamente giusto.

Dominio Esempio di applicazione Effetto politico
Giustizia Analisi predittiva dei rischi di recidiva Rischio di discriminazione strutturale
Lavoro Screening automatizzato dei CV Esclusione di profili non conformi
Informazione Algoritmi di raccomandazione Polarizzazione e camere dell’eco

3. Etica e responsabilità nella progettazione tecnica

Affermare che la tecnologia non è neutrale implica ridefinire la responsabilità del progettista.
Ogni scelta tecnica — dai dati di addestramento alle metriche di performance — è un atto morale.
Riconoscere questa dimensione etica significa superare la distinzione sterile tra “ingegnere” e “filosofo”, restituendo alla tecnologia la sua natura umana e politica.

L’etica della progettazione deve partire da tre principi fondamentali:

  1. Trasparenza cognitiva – rendere comprensibili i processi algoritmici.
  2. Responsabilità condivisa – coinvolgere cittadini e istituzioni nella valutazione dell’impatto tecnologico.
  3. Proporzionalità – limitare la scala dell’automazione dove essa minaccia la libertà o la dignità umana.

Conclusione

La tecnologia non ci osserva: ci definisce.
Rifiutare la finzione della neutralità significa riconoscere che il futuro non è scritto nei codici sorgente, ma nelle intenzioni morali di chi li scrive.
La domanda cruciale non è più cosa può fare la tecnologia, ma chi decide cosa deve fare.

Bibliografia essenziale

  • Jacques Ellul (1954), La tecnica o il rischio del secolo, Jaca Book.
  • Langdon Winner (1986), La balena e il reattore, Feltrinelli.
  • Shoshana Zuboff (2019), Il capitalismo della sorveglianza, Luiss.
  • Evgeny Morozov (2013), To Save Everything, Click Here, PublicAffairs.
  • Luciano Floridi (2014), The Ethics of Information, Oxford University Press.